Il Fiume Racconta
Le fonti storiche tramandano che i principali cambiamenti idrografici nell’area di Sant’Ilario si sono verificati durante la prima metà del XII secolo, a causa della diversione (naturale o artificiale) di un ramo del Brenta in direzione delle terre del monastero. La fonte scritta che ne parla, riferendosi a un risarcimento richiesto ai Padovani, in termini di privilegi fiscali e riscossione di diritti alla navigazione, dal monastero per i danni causati dal taglio, data questo evento tra gli anni 1142 e 1146. La comunità monastica, trovandosi in questo modo proiettata su di una nuova arteria navigabile tra Venezia e Padova, ha inizialmente giovato del nuovo assetto idrografico in prossimità del sito. Tuttavia, nel lungo periodo questa situazione ha portato ad una fase di instabilità, poiché il preesistente reticolo idrografico non era adatto a gestire le acque di un fiume alpino, come lo era il Brenta. Ad alluvioni e piene improvvise seguirono i danni degli abbondanti apporti sedimentari, che ostruivano gli alvei dando luogo a frequenti rotte e alla nascita di nuove paludi. I danni causati dal taglio del Brenta si sono rivelati nel lungo periodo determinanti per l’abbandono del sito. La storia vuole infatti che Sant’Ilario venga abbandonato dai monaci nella seconda metà del Duecento. Tuttavia, la centralità del sito, ricordato nelle fonti ancora come luogo di culto e attestato nello scavo archeologico come luogo adibito a sepolcreto, rimane fino alla fine del Medioevo.
Per appronfire clicca qui.