Il Sito Archeologico e la sua Storia
Lo scavo: dove, quando e perché
Durante l’estate del 2010 un team di archeologi dell’Università Ca’ Foscari di Venezia (Dipartimento di Studi Umanistici) ha svolto una campagna di scavo in quel di Mira, sotto la responsabilità scientifica del Prof. Sauro Gelichi, ordinario di Archeologia Medievale. L’obiettivo principale dell’indagine era l’apertura di diversi sondaggi esplorativi, per valutare l’estensione e soprattutto la cronologia del patrimonio archeologico sepolto. I lavori sono stati intrapresi entro l’area in cui le ricognizioni di superficie avevano riconosciuto una grande concentrazione di materiali con cronologia altomedievale. Sono stati aperti sette diversi saggi, denominati UTS (Unità Topografica di Scavo). Tra le unità più significative vi sono l’UTS 1000, in cui è stato riconosciuto un impianto produttivo di lunga durata (VII-VIII/IX-X secolo d.C.) per la produzione e lavorazione della calce e l’UTS 4000 caratterizzata da interventi di distruzione in antico per dare spazio ad una campagna costruttiva su di un livello rialzato con sepolture in casse laterizie. Un luogo che diventerà più tardi un vero e proprio sepolcreto.
Il Medioevo in un metro o poco più
Gli scavi hanno permesso di precisare due elementi fondamentali. Prima di tutto una scansione cronologica importante delle fasi di occupazione del sito di Sant’Ilario e poi una serie di costruzioni che anche se cronologicamente distanti tra loro, erano impostate spesso sullo stesso piano, corrispondente all’antica pianura. In pratica, dove le sequenze indagate hanno consentito di esaminare un arco cronologico di lunga durata (UTS 1000), gli interventi più recenti sembravano impostarsi direttamente su quelli più antichi, in un areale sempre pianeggiante. Più degno di nota è invece il rialzo (pianificato) intercettato nell’UTS 4000 che segna il passaggio tra la dismissione delle prime strutture altomedievali ed il successivo allestimento dell’area cimiteriale tra X e XI secolo.
Di quanto tempo fa stiamo parlando?
Dal punto di vista cronologico, le tracce più antiche relative ad un’occupazione stabile sono state riconosciute nell’area centrale (UTS 2000): si tratta di un setto murario databile tra il II e il IV secolo d.C. che testimonia la presenza di un edificio nel periodo tardo romano. L’esistenza di un insediamento relativo a questa cronologia è confermato anche dalla presenza di materiali ceramici residuali e dai contenitori raccolti nel corso delle ricognizioni superficiali. Intorno al VII secolo d.C. si assiste alla costruzione di nuove strutture, non individuate di per sé, ma indirettamente testimoniate dall’impianto produttivo destinato alla lavorazione della calce (UTS 1000, fase 3). Non è possibile stabilire la natura di queste nuove costruzioni, tuttavia potrebbero confermare quanto suggerito dalle poche parole dedicate dalle fonti scritte all’area ilariana prima dell’arrivo dei monaci: l’esistenza di una forma di insediamento stabile che ci viene tramandata solo dall’attestazione di una cappella ducale, già attiva agli inizi del IX secolo. I dati materiali, anche se non individuano chiaramente l’edificio di culto, ci permettono di proporre una cronologia compresa tra il VII-VIII secolo per l’occupazione dell’area.
Se cerchi il IX secolo non lo trovi!
Proprio il IX secolo, l’epoca della celebre fondazione ducale, risulta particolarmente evanescente nelle stratigrafie archeologiche: nessun contesto tra quelli indagati infatti è risultato chiaramente attribuibile a questo periodo. L’attività degli impianti di produzione della calce risulta infatti o nettamente precedente (UTS 1000, fase 3) o successiva di almeno un secolo (UTS 1000, fase 1). Si tratta comunque di un momento in cui il cenobio ilariano è già attivo da decenni e controlla saldamente il territorio circostante. In altre parole, lo scavo non si è spinto sino ad intercettare i livelli relativi al primo e più antico insediamento monastico che, se non definitivamente sbancati dalle bonifiche del XIX secolo, giacciono ancora al di sotto delle stratigrafie già indagate.
Le evidenze materiali altomedievali sono per lo più ascrivibili al X secolo. In questo momento compaiono le prime strutture in muratura dell’area centrale (UTS 4000, fase 2). L’organizzazione del complesso monastico è testimoniata anche dall’allestimento di una costruzione in materiale deperibile dove prima sorgevano gli impianti produttivi (UTS 1000, fase 2). In entrambi i casi, non si tratta sicuramente di ambienti di pregio. Quindi, anche se pertinenti ad uno dei periodi di grande splendore di Sant’Ilario, sono state intercettate solo delle aree marginali o di servizio dell’impianto monastico. Anche in questa fase la struttura del cenobio vera e propria rimane oscura nella sua impostazione planimetrica, nella sua estensione e nell’ubicazione del suo cuore religioso.
E … ora largo alla riorganizzazione! il rinvenimento delle sepolture privilegiate
Solo a cavallo tra X e XI secolo, in seguito ad una radicale ed estesa riorganizzazione dell’area, è stato possibile riconoscere le chiare tracce di un nucleo religioso. In questo periodo si assiste ad un’attività estesa, complessa ed organizzata che programmaticamente demolisce le precedenti strutture, forse marginali, innalza notevolmente il piano di calpestio ed allestisce un nuovo edificio dalle chiare caratteristiche cultuali, pensato per ospitare delle sepolture privilegiate (UTS 4000, fase 1). Anche se al momento non ci sono dati sufficienti per stabilire se si tratti di una vera e propria chiesa, di una cappella funeraria o di uno spazio aperto adibito a cimitero è certo che siamo in presenza di una delle strutture centrali del complesso tanto dal punto di vista religioso, quanto, probabilmente, della rappresentanza.
Infine, spazio al sepolcreto
Se le sepolture strutturate sembrano essere state allestite coerentemente con i perimetrali in muratura all’interno di uno spazio circoscritto, è più difficile stabilire quando vengano realizzate le sepolture in nuda terra, attestate successivamente in quasi tutta l’area anticamente proprietà del cenobio ilariano. Anche se non è possibile scandire una cronologia sepoltura per sepoltura, l’organizzazione delle inumazioni e i materiali datanti suggeriscono che l’area fu utilizzata come sepolcreto dall’X-XI secolo, sino almeno al basso Medioevo in particolare nel settore meridionale (sud di UTS 4000, fase 1), dove sono documentate inumazioni sino al XIII-XIV secolo.
Sant’Ilario: un riferimento da sempre per la comunità
In questo secondo momento quindi sembra che un’intera comunità, per la sepoltura dei propri morti, faccia riferimento a Sant’Ilario, che almeno dalla seconda metà del Duecento non ospitava più una comunità religiosa. Alcuni elementi topografici contribuiscono a evidenziare la grande estensione dell’area cimiteriale, a testimonianza che l’insediamento in quest’area non fosse stato necessariamente circoscritto ad un’unica zona, ma presentasse una complessità e un’articolazione che sfuggono alle attuali conoscenze.